RELAZIONE RESPONSABILE (2016)

BREVE ESTRATTO

Vorrei iniziare questa sera con una domanda: come deve essere una relazione per dirsi autentica? Una relazione vissuta senza alcun filtro, senza pregiudizio ideologico (contrapposta a una relazione inautentica).

 

Una relazione così intesa deve essere “responsabile”. Ossia, una relazione dove io mi metto in gioco rispondendo di me.

 

 

 

 

Ma il significato di responsabilità assume una diversa tonalità se ci poniamo nell'orizzonte cristiano. Qui la responsabilità getta il suo sguardo verso l'altro, a quell'altro da me che mi è estraneo, apre il giardino dell'io, per rispondere dell'altro, per avere cura dell'altro.

 

 

Scrive il Cardinale Martini: “E qui dobbiamo dire ciò che è più importante: che la vocazione cristiana è l'assunzione di responsabilità affettuosa e amorosa per gli altri.”[1]



[1] C.M. Martini, Incontro al Signore risorto, San Paolo, Milano 2009, p109.

 


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Relazione responsabile
Introduciamo, a questo punto, una sfumatura di responsabilità che ci possa permettere di compiere un passo in avanti: ossia una responsabilità di secondo grado, quella responsabilità che chiede un momento d’attenzione e di cura in più per l’altro, ossia per la sua stessa responsabilità, per il suo stesso rispondere di qualcosa.
E. Levinas: “[Essere giustamente responsabili, n.d.r.], è portare la miseria e il fallimento dell’altro e avere un grado di responsabilità in più, la responsabilità per la responsabilità dell’altro” .
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