Nell'epoca della crisi

Lo straniero (in fondo ognuno di noi) attraversa un sottile confine, tra ospite e nemico, che solamente il modo della relazione deciderà il possibile esito: l'amicizia o l'inimicizia.

Solo nella relazione lo straniero diventa ospite poiché solo la relazione fa l'ospite meno estraneo.

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Commenti: 2
  • #1

    Anna Elivia Cardella (venerdì, 03 febbraio 2017 10:44)

    Lo straniero è per antonomasia figura dell'alterità, di ciò che non è riconducibile allo stesso. Un tentativo che sia all'altezza di pensare la possibilità di un rapporto con ciò che è costitutivamente altro dovrebbe coincidere con la possibilità di pensare una relazione-limite. Se nell'epoca della crisi ogni uomo è estraniato da- ed espropriato di- se stesso, il tentativo di concepire la relazione con l'irrelato sembra acquistare un'urgenza fino ad ora rimasta nell'ombra. Il tema della relazione con lo straniero appare del tutto indifferibile, soprattutto oggi in cui siamo tutti "connessi" e non di meno separati.

  • #2

    Christian (lunedì, 06 febbraio 2017 03:47)

    RISPOSTA:

    Intanto grazie per la tua riflessione e scusa il ritardo!

    Credo che siamo sostanzialmente d'accordo. Nella "matrix", in cui ognuno di noi e noi tutti insieme, viviamo quotidianamente, il problema etico della relazione (e nell'etica cristiana il problema si evince in modo fragoroso) è presente più che mai. Si fa presente ancora di più nella sua assenza autentica, diciamo così, è presente in quanto assente, ma non per questo fuori gioco, anzi.
    Non solo ritorna pressante l'interrogazione che riguarda lo straniero che ci abita (e qui la tua prima riga), cioè siamo estranei a noi stessi e estraniati dai media (meglio forse alienati? preoccupante!); ma ritorna anche pressante il problema della relazione (e parlo di relazione presupponendo una differenza con il termine rapporto) con l'altro, che, a mio avviso, rimane al di qua di una relazione-limite. L'urgenza di uscire dall'ombra è quella dell'apertura all'altro, di un abbraccio. E per entrare in relazione con questo altro è necessario che io apra il mio orizzonte di vita, ossia il mio modo di essere al mondo.

    Scrive Vattimo: "la fusione dell'orizzonte accade nella misura in cui ciascuno rinuncia all'orizzonte proprio". (Le avventure della differenza)