Pasolini: mutazione antropologica

Una voce si era alzata

Nell'"epoca della crisi" significa anche epoca del legame sociale interrotto, epoca di relazioni virtuali, di omologazione ideologica travestita da cultura e uniformazione tecno-capitalistica (Diego Fusaro docet). Pier Paolo Pasolini, intellettuale di spicco, intellettuale-contro, sottolineò la trasformazione dell'essere umano in macchina acefala manipolata e manipolabile che trova nei "suoi" centri commerciali le nuove agorà dove uomini, prodotti e opinioni fluiscono incessantemente senza freni e limiti, eterodiretti verso un'unica direzione, la mutazione antropologica.



Esiste un nuovo fascismo che non è una dittatura militare, che non si fonda sulla rivoluzione del popolo suddito, ma una nuova sottile invisibile forma di dittatura, senza testa, senza centro, diffusa capillarmente, che parla attraverso la t.v. più che da un balcone di una piazza e che questo nuovo potere ha inciso sulla vita, ha trasformato le nostre vite, la nostra coscenza, ha ridotto la possibilità del pensiero critico.

Secondo Pasolini questo nuovo potere è una "catastrofe, omologazione distruttrice, cataclisma antropologico, mutazione antropologica, distruzione della cultura umanistica, distruzione dell'uomo, apparizione di una nuova categoria umana, genocidio, più semplicemente una tragedia".

Dice ancora Pasolini: "E' che non ci sono più esseri umani, ci sono solo delle strane macchine che sbattono l'una contro l'altra".

(Parafrasi e citazioni fatte dallo psicanalista Massimo Recalcati, conferenza Corpo e linguaggio in Pasolini, Genova 20 Nov. 2015)

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Commenti: 4
  • #1

    Anna Elivia Cardella (lunedì, 24 aprile 2017 09:18)

    L'articolo è attualissimo e fa riflettere.
    Il medium televisivo non è neutro, né democratico. Malgrado le parvenze di democraticità esso "mercifica e aliena", come all'apice della disillusione afferma Pasolini. La tv veicola un potere, una soggezione, un bando che grava sulla vita e, contrariamente al senso comune, lede la libertà del singolo. Propone interpretazioni "dall'alto", senza possibilità di replica, creando così spettatori inermi e omologati: degli homines insipientes.

  • #2

    Chiara Puggelli (martedì, 30 maggio 2017 13:06)

    Concordo.. La televisione è uno strumento potentissimo, bisognerebbe imparare a guardarla con sospetto, è riuscita ad eliminare la voglia di farsi qualche domanda, ha creato la "dipendenza da oggetti", ci sono persone che hanno un attaccamento smisurato alle cose e non riesce ad apprezzare un gesto.. Allora mi chiedo come mai?.. Perché?.. La parola è ormai sminuita, i principi fondamentali (quelli che ci rendono UOMINI e DONNE) sono persi, siamo macchine da sfruttare finché non serviamo più.

  • #3

    Christian (mercoledì, 07 giugno 2017 09:29)

    Intanto ringrazio sia Anna che Chiara per i loro puntuali commenti.
    Certo è che Pasolini, con la profondità di una parola senza riserve, toccò pienamente ciò che sarebbe avvenuto e che noi pienamente viviamo (ma il piano è inclinato, si scivola sempre di più).
    Sono d'accordo, la falsa democraticità dei media si ammanta di equilibrio e di imparzialità, salvo poi trasmettere immagini volute e dirette dall'alto e soprattutto creando una realtà fatta di spettacolo: comunque "il cielo è sempre più blu" (cantava Rino Gaetano).
    Vorrei riportare una citazione tratta dal libro del politologo Giovanni Sartori, "Homo videns": "La televisione eccelle in una cosa: intrattiene, svaga, diverte. Come dicevo, coltiva l'homo ludens. Ma la televisione pervade anche tutta la nostra vita, si afferma anche come un demiurgo." (p.41).
    Ecco allora una possibile riflessione, ulteriore, alle domande di Chiara: la televisione (oggi ancora il mezzo più potente) pervade e modifica con bombardamenti di immagini la nostra percezione del reale, indirizza su cosa è bene e male, al di là di ogni parola di senso e riflessione alcuna. Potrei qui citare un altro grande filosofo, Guy Debord, il quale scrisse nel saggio "La società dello spettacolo": "[...] la realtà sorge nello spettacolo e lo spettacolo è reale. Questa reciproca alienazione è l'essenza e il sostegno della società esistente. [...] lo spettacolo è la principale produzione della società attuale." (p.11).

  • #4

    Chiara Puggelli (mercoledì, 07 giugno 2017 14:19)

    Ti ringrazio per la riflessione e purtroppo devo constatare che quanto scritto da Guy Debord rispecchia fedelmente la situazione attuale, questo vuol dire che c'è una distorsione della realtà ed essa nasce dalla volontà di limitare l'essere umano.
    L'uomo è destinato a questa evoluzione? Forse è più corretto dire involuzione, inconsciamente crediamo e pensiamo di migliorarci ma in realtà questo non avviene perché all'ESSERE UMANO servono stimoli e se questi mancano non potrà mai esserci crescita